Primo blog
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SCRIVERE per me è sempre stato importante, ho sempre potuto esprimere sulla carta tutti quei pensieri che nella testa restano solo nuvole, ma mi piace scrivere sotto forma di lettere, di colloqui, come se la mia natura fosse fatta per la comunicazione.
Anche le mie poesie sono spesso rivolte ad un interlocutore che a volte nemmeno io so identificare con precisione.
Comunque a parte questo scrivo per capire, per consolare, per amare, per rifare.
Più avanzo nel labirinto del tempo più mi accorgo che sto raccogliendo la trama di una tela antica e filo dopo filo ricostruisco dentro di me una struttura tanto ideale quanto robusta che mi fa sentire vivibile la vita, soddisfa in me quella immensa sete di comunicazione che da sempre mi punge come uno spillo e che so testimone dell’unica immagine in cui voglio credere.
Voglio credere che dentro ad ognuno sta nascosta una grande voglia di amare e di essere amati capiti ed ascoltati, voglia di accarezzare e stupire con un libero e limpido atto di generosità. Voglio credere che il bisogno di esprimersi, attraverso la pittura, la scrittura, la poesia sia quella spinta che ci permette di volare per guardare la vita dall'alto. Ampliare l'orizzonte, confrontarsi col vento e trarre vive conclusioni...nutrirsi..."in poche parole"!
E il nutrimento... cos’è e dove sta?
In questa macchina trita-carne che è il mondo che abbiamo costruito, a me è parso di capire che non esista gioia concreta se non quando ricevo nell’incavo delle mani, come una sorgente di forza e gioia, la naturale presenza di una persona amica.
Pur nel limite di ogni particolare situazione.
Oggi posso sorridere a tutta quanta la mia storia perché ho capito che vivere è anche capire dove il confine si definisce. Il limite misterioso che ogni persona porta con sé.
La storia di ogni persona prende forma attorno a tanti fattori che a volte la incatenano, e molto spesso succede che tra le dita resti solo il mistero, l’impossibilità di stare come libri aperti l’uno accanto all’altro.
Eppure vivere è anche sorridere oltre il velo, oltre quell’incognita che ci separa.
DIPINGERE per me è esplorare l'ignoto che ho dentro e che comunque, in qualche modo, mi governa, mi rinnova, mi accompagna.
..sul bordo dell'acqua..all'alba di un fresco mattino, la sirena guardava le sue nuove gambe..quelle
che le avrebbero permesso di correre.
Senza corona e senza scorta, libera di tracciare nel tempo piccole impronte malferme e scorporate..
Non facciamo rumore
mentre di notte
migriamo
verso i nostri confini
Non chiediamo ad alcuno
di lasciare aperta
la porta
dell'anima
solo ci basta
passare..
Tracciare nel tempo
lievi solchi
di un breve ancoraggio
malfermo
e scorporato.
Aveva deciso così! Uscire dall'acqua, dall'elemento che l'aveva forgiata e cresciuta.
Si era spinta oltre ciò che conosceva, lasciando tutto dentro all'abisso.
Le sue impronte sul terreno non mentivano..era proprio lei a tracciarle.
Camminando tra l'acqua e la terra vide chiaramente la forma dei suoi passi..incerti e delicati, ma pur sempre consistenti.
Aveva deciso così: voleva percorrere le vie della terra..fino in fondo, per ogni giorno e ogni notte che avrebbe incontrato.
Senza corona o riconoscimento, senza scorta o protezione.
Al rischio avrebbe dato un dolcissimo nome e al freddo avrebbe chiesto perdono.
Aveva pensato che un giorno, forse, avrebbe anche volato.
Sulle ali del libero pensiero, della passione che incendia il cuore vivo degli esseri umani..
quelli che lei da sempre inseguiva.
Quei volti di mille scintille, dolci, forti, crudeli o angosciati.
Umani, capaci, violenti, condannati o disperati.
Un passo per ogni sogno, per ogni abbraccio per ogni urlo di dolore abbandonato dal mondo.
Con le sue gambe leggere, d'ora in poi, poteva affrontare l'ignoto.
Ascoltare le voci nelle strade, di notte, quando tutto il resto tace!