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Finestra Gotica a Barcellona

03.01.2021 10:41

Finestra Gotica a Barcellona

Piccola tela che esplora la memoria storico, artistico, religiosa del nostro comune passato. Reinterpretando i riflessi sulle vetrate come metafora del quotidiano percepito.

Desiderando rappresentare la spiritualità ho indagato sulle opere che hanno intessuto la nostra storia religiosa e, affascinata dalle chiese gotiche e in particolare dalle finestre, ho pensato alla loro funzione di filtro della luce, ma anche al gioco di distorsione dell'immagine riflessa sui vetri. Mi sono sembrate metafore di una interpretazione distorta e a tratti fantastica della spiritualità, della libertà, della purezza di pensiero e di spirito.

Questa tela "Finestra gotica a Barcellona" mi ha particolarmente colpita perché, dopo averla dipinta scegliendo il soggetto tra le centinaia di immagini, tratte dal web o da mie fotografie, la incontrai a Barcellona per caso mentre visitavo la città per la prima volta, in uno spazio temporale di poche ore tra un volo e l'altro. letteralmente mi trovai sotto di essa e fu una vera rivelazione...osservarla meravigliata e conoscerla perfettamente, pietra a pietra, fessura a fessura. Mi sembrò una risposta assolutamente abbagliante alla mia ricerca, maldestra e disorganizzata della religiosità nella mia vita.

Riflessioni in gita a Bologna

20.08.2017 16:37
Vi mando una riflessione che ho fatto in questi giorni e l' ho scritta proprio mentre visitavo il centro di Bologna, e comperavo pezzi di mosaico per le mie future opere. 
 
- Ho capito che per me, fare arte è, oltre che una esigenza dell'anima (è) una forma di comunicazione/filtro/rielaborazione della energia e della bellezza di ciò che incontro.
Ogni cosa che mi attira, disegni, immagini, opere d'arte, architetture, natura, animali...passa attraverso la mia sensibilità, mi cattura e mi spinge a esprimere a mia volta una sintesi, una nuova opera che non potrà mai essere solo frutto della mia mente o della mia creatività, ma sempre e solo frutto della comunicazione, dello stimolo che ricevo mentalmente/ anima L mente dal prossimo. Degli altri esseri umani e anche degli animali o vegetali, della creatività altrui e della vita stessa.
Ecco perché l' arte degli altri, di altre epoche o del presente mi stimola e feconda.
Come l' amplesso / bacio/abbraccio di esseri che si cercano e amano, o solo si salutano e incontrano e DOPO non saranno più gli stessi. Saranno migliori o più felici se si saranno incontrati, peggiori, feriti e infelici se non si saranno incontrati, o peggio scontrati. La vita è dinamica, l' arte è filtro, passaggio di consegne, collegamento di tasselli.
L'arte, in fondo, è solo la colla che si usa per affiancare e fissare i tasselli uno dopo l'altro.-
 

Cofanetto poetico: "Formare l'uomo nuovo"

03.01.2017 17:38

Partecipo con un libretto di poesie e illustrazioni: "Nel telaio il sigillo nascosto" 

Intervista per la mostra "Orietur in tenebris lux tua"

04.03.2016 00:04

Carlotta, raccontaci di te.. Quando e da cosa è scaturita questa passione per l’arte?

La mia espressione artistica ha origini lontane, risale forse all’infanzia, quando mi sentivo profondamente attratta dai colori. Dopo l’istituto Magistrale ho frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna tra il 1979 e l’83, anno in cui mi sono diplomata.

Non fu una esperienza appagante, sinceramente! Non avevo chiare in mente, allora, le motivazioni della mia ricerca e non trovavo interlocutori che potessero condividere la stessa inquietudine.

Una volta terminata l’Accademia ho accantonato la ricerca, per dedicarmi alla illustrazione. Ho insegnato per qualche anno Educazione Artistica, ho lavorato in uno studio Grafico poi mi sono “persa a crescere i miei 3 figli”.

Parallelamente ho scritto poesie e brevi racconti e, proprio la scrittura ha risvegliato la mia ricerca espressiva.

La musicalità delle parole unita all’eco dei significati mi hanno riportata sulla via della riflessione sul senso delle cose.

Negli ultimi anni, da quando ho ripreso a dipingere ad olio, ho riscoperto un mondo che mi appartiene da sempre. La forza dei colori è un grande richiamo all’energia della vita.

 

Sappiamo che oltre alla pittura ti dedichi con molta passione alla scrittura e in particolare alla poesia. In entrambi i casi, poesia o pittura, segui molto l’istinto o parti sempre da un preciso progetto, da un’idea pensata da tempo?

La frase di apertura del mio sito è: “cercare e non trovare i confini dell’arte”, proprio perché poesia, pittura, musica di cui mi nutro…e che purtroppo non produco (ma qui bisognerebbe allargare il discorso a dismisura sull’energia che l’essere umano è in grado di mettere in moto…o forse solo di intercettare come corrente ascensionale. Energia che scuote e coinvolge, interroga e accompagna) sono espressioni dello stesso animo inquieto.

Dunque mi piacerebbe realizzare progetti precisi e pensati, ma poi mentre lavoro mi rendo conto che il mio inconscio si impone e pretende di dire la sua, proprio come un sogno segue una traiettoria priva di logica apparente.

Generalmente c’è un momento in cui il mio lavoro si ferma, restiamo in silenzio ad osservarci, anche molto tempo…finchè emerge ciò che sta nel profondo della mente.

Mi è capitato più di una volta di capire il significato di un quadro dopo averlo finito.

In realtà anche le poesie emergono da sole, come fossero indipendenti da me.

La loro trama si aggira nella mia mente per qualche giorno, poi, quando sono pronte le scrivo. E generalmente non le correggo.

Molti quadri e poesie non li potrò mai dipingere o scrivere semplicemente perchè li trovo al mattino, nella mente, e poi se ne vanno perchè non riesco ad afferrarli.

 

Alla nostra collettiva esponi un’opera intitolata “Luna, luce del divenire” nella quale su tutto primeggia questa luna potente e magica che sembra voler portare lo spettatore ad una riflessione quasi “spirituale”. Raccontaci come è nata e quale messaggio vorresti trasmettere attraverso di essa?

Nelle mie poesie è presente la fettina di luna: “unica luce del mio divenire” proprio perché per molti anni ho vagato interiormente senza una chiara visione di cosa andassi cercando. La metafora della poca luce di una fettina di luna come guida nella notte della ragione ha assunto un significato simbolico per me. In realtà, dopo molta riflessione ho capito che quella immagine ha avuto una origine precisa, in una notte in cui ho vissuto una situazione amara. Fatto di cui ho scritto un racconto tutto d’un fiato, 38 anni dopo…

Ovviamente l’ho dipinta varie volte, ma il quadro che espongo alla mostra raffigura una luna immensa, piena, che dòmina la nostra esistenza, proprio come una luce soave e silenziosa che ci accompagna, fedele come solo una madre può essere e aspetta il momento in cui comprendiamo di essere parte di una umanità ininterrotta che vive e chiede di non essere dimenticata.

Nei miei lavori sento l’energia dei primi uomini che lasciavano l’impronta delle loro mani sulla roccia.

Nel quadro “Luna, luce del divenire” inizialmente era prevista, progettata appunto, solo la luna sul fondo blu. Luce e universo. Poi non ho resistito e ho dipinto una foresta confusa, come fosse bruciata da un grande incendio, violentata dalla furia degli eventi…scheletri di alberi muti, in uno stato di oblio…

Il messaggio penso possa essere proprio la pace che si prova quando, dopo una vita passata ad aspettare, a cercare, a domandare…a “bruciare”, ci si accorge che sopra la storia singola di ognuno splende più grande la storia dell’umanità intera.

Gnerazione dopo generazione siamo arrivati fino ad oggi senza che mai, nemmeno per un momento, sia venuta meno la guida della luce della luna.

L’uomo ha in sé una carica talmente forte da poter far fronte alle sfide più angosciose e continuate il proprio cammino. La luce della ragione, il calore del sentimento, i colori della vita, possono guidare i nostri passi verso l’ignoto e l’arte, così come la scrittura o la musica sono espressione di una vitalità spirituale antichissima e smisurata. Riflesso di un divino che arde dentro l’umano.

Ma ancor più la luna del mio quadro offre, come per propria naturale caratteristica, un perdono “potente” appunto, che ci permette di dare pace alle ceneri della nostra storia.

 

 

Hai particolari progetti per il tuo futuro artistico? A quali altre estrinsecazioni assisteremo da parte tua?

Non ho progetti precisi, se non quello di riuscire a dedicare più tempo ed energia all’arte, proprio perché questo è il mio modo di sublimare la storia del mio mondo, delle vicende che mi hanno forgiata e delle speranze che ho per il futuro, non solo  mio, ma di chi amo o di chi mi capita di incontrare.

Vorrei riuscire a coordinare i miei racconti per pubblicare un libro illustrato.

Ma non sono bravissima a coordinare i pezzi sparsi…mi affido al futuro che mi chiama, ma non so quali mattoni si concretizzeranno. Man mano che l’esperienza si farà più completa cercherò di rendere più visibile il mio lavoro.

 

La collettiva “Orietur in tenebris lux tua”, da noi organizzata, ha come obiettivo non soltanto quello di indagare sul rapporto luce-tenebre, da sempre tematica fondamentale della storia dell’arte, ma allo stesso tempo vuol far riflettere lo spettatore sulle “tenebre” che avvolgono la vita di ognuno, svolgendo una funzione quasi “salvifica”, capace di aiutarlo a ritrovare la propria luce interiore.

Qual è il tuo pensiero a riguardo? Credi che l’arte possa svolgere un ruolo che vada al di là del semplice piacere visivo?

 

Penso che ognuno abbia un proprio modo per affrontare le tenebre della propria vita, anche se non ne è consapevole. Per me l’arte è stata un grande strumento per dar voce alle mie difficoltà e sofferenze, ma anche una celebrazione della gioia di vivere.

Concludo con la frase che da sempre fa da contenitore a tutti i miei lavori: ognuno infatti è un “Piccolo tassello del grande mosaico: Studio dei particolari di un’anima appesa ai bordi del vento”.

E in fine voglio riportarvi una frase di Van Gogh: “Quando la consolazione non c’è resta l’arte, per sempre, e allora non si sarà mai vuoti né soli”.

 

 

Partecipazione alla mostra premio Mentana in Florence ...itinerario tassello del grande mosaico

17.01.2016 14:48

16/01/2016

 

Sono partita da sola, non perché non volessi qualcuno con me, ma per potermi relazionare liberamente con le mie emozioni.

La più forte è stata, comunque, la serenità. Temevo le vecchie compagne di strada pronte a farmi lo sgambetto: dubbio, incertezza, critica, incompletezza, scoordinazione…e invece ho vissuto una grande serenità. Come una pace dolce alla fine di un lungo tragitto impervio, fitto di tranelli, equivoci, specchi truccati riflettenti disvalore.

Ho percorso la strada che dalla stazione di S. Maria Novella conduce a Piazza Mentana passando attraverso il magnifico centro di Firenze. Molti ricordi d’infanzia mi hanno tenuto lo strascico, in realtà.

La mia scorta armata. Ricordi, volti colloqui e tante, tante immagini.

Firenze, cuore pulsante dell’arte, la Cattedrale, il Campanile, il Ponte Vecchio…gli Uffizi.

Ricordi dei tempi dell’Accademia; il grande orizzonte della cultura: il Rinascimento.

…Cammina cammina, con lo zaino sulle spalle doloranti sopra un vestito più o meno elegante…mi sento pronta.

La mia età indefinita comprende ogni stagione. Dentro di me le mie parti bambine, la giovane artista ricomposta, la donna matura e dolorante, l’atleta energica e combattiva, capace di generare.

Cammina cammina passo attraverso la Loggia del del porcellino e penso a mia madre, che da piccola mi portava a spasso per questa città con i miei zii. Angiolino (Angiolo Profeti) lo zio atleta olimpionico, gigante buono, nato a Castelfiorentino, ci coccolava mostrandoci la bellezza della sua amata città.

Anche lui mi è a fianco e simbolicamente mi protegge con la sua mole imponente.

Ricordi sparsi, radunati, tenacemente raccolti. Immagine ricostruita di una identità “sensibile”, non esattamente fragile.

Parto sola e arrivo sostenuta e scortata da tutta la mia storia, da tutte le esperienze e persone che mi hanno forgiata, con cui ho fatto pace.

Espongo due quadri a me molto cari. Attraverso i quali esprimo le mie conquiste esistenziali, la mia indagine storica, umana: gestazione di significato, parto duro e difficile di un frammento di infinito.

Geometria frattale del cosmo.

“Offerta sospesa”…drappo di raso verde, simbolo di sensuale femminilità…appunto sospesa.

Donna che regge, attende l’evolversi della storia, tenta di offrire il proprio valore, l’intero mistero di una singola vita dispersa tra tempo e infinito, presente e oblio della memoria.

“Nodo azzurro”…morbido velluto stretto intorno ad un appiglio fragile. Dubbi, domande, significati da sciogliere, disvolgere, comprendere…

Arrivo e li vedo, incontro persone, condivido con loro tutta la fatica dell’essere qui, dell’avere voluto e cercato il senso dell’espressione artistica. Capisco di essere pronta, concreta, completa nel mio limite.

Pronta ad affermare l’ineludibile esigenza di imprimere sulla roccia del tempo l’impronta della mia mano e porto con me anche loro, quelle anime lontane che hanno voluto tracciare nell’esistenza

“ lievi solchi

di un breve ancoraggio

malfermo

e scorporato”

Dalla poesia: ”Nomadi segni”

 

Ringrazio la Sig.ra Giovanna Laura Adreani per avermi compresa ed incoraggiata, le sue collaboratrici Paola Neri, Dott.ssa Daniela Pronestì.

Il maestro Domenico Viggiano che hanno organizzato questa mostra e contribuito ad arricchire il meraviglioso panorama dell’arte.

Splendido teatro su cui l’uomo rappresenta il Divino di cui è fragile, tenera immagine.

 

Verso capodanno... sul crinale del passaggio

21.11.2015 23:07

Mi aggiro sorpresa e piacevolmente perplessa in questa minuscola porzione di spazio e di tempo che è l'oggi dei miei 52 anni. Non ho ancora ben compreso il senso della bizzarra parabola di questa mia breve (frattale) storia..

Il bocciolo maldestramente esploso nella mia adolescenza, caduto e calpestato non ha perso però la sua natura di rosa e petalo dopo petalo, cercato e ripulito, ha ricomposto la propria essenza e oggi fluttuo, in questa minuscola porzione di universo, consapevole del mio esserci stata.

Ho sempre creduto in un cuore più grande del mio, in una mente più ampia della mia e in un'anima che tutto raccoglie e contiene, ed è forse per questo che ora mi sento amata e comprendo che non hanno peso i miei errori, non le incertezze o i mancati traguardi. Quel che conta è stato vissuto, è stato avere vissuto, avere amato ciò che ho vissuto.

Ora tutti i volti affollano il mio pensiero, persone perdute sparse o semplicemente passate..persone comunque amate.

Questa notte il cielo è pieno di stelle, non una nuvola turba il mio essere, perché una gioia potente trabocca dalla mia piccola storia. Oggi sento il senso della vittoria, perché un tempo lontano ho accettato la vita, la sfida del non senso e del vuoto e l'ho riempito col mio calore di piccola formica persa nel tempo.

Sono felice di avervi incontrati tutti voi che mi avete accompagnata, nel bene e nel male oggi la vittoria è esserci stata. Nel tempo infinito, nello spazio incalcolabile, un granello di sabbia può gioire..

Sarebbe bello finire così la mia storia, ma temo che il coperchio non potrebbe chiudersi stasera, più bello sarà, domattina, ricominciare..

Primo blog

20.09.2015 15:41

Oggi abbiamo inaugurato il nostro nuovo blog. Continuate a frequentarlo e vi terremo aggiornati. Potrete leggere i nuovi post del blog tramite il feed RSS.

 

SCRIVERE per me è sempre stato importante, ho sempre potuto esprimere sulla carta tutti quei pensieri che nella testa restano solo nuvole, ma mi piace scrivere sotto forma di lettere, di colloqui, come se la mia natura fosse fatta per la comunicazione.

Anche le mie poesie sono spesso rivolte ad un interlocutore che a volte nemmeno io so identificare con precisione.

Comunque a parte questo scrivo per capire, per consolare, per amare, per rifare.

Più avanzo nel labirinto del tempo più mi accorgo che sto raccogliendo la trama di una tela antica e filo dopo filo ricostruisco dentro di me una struttura tanto ideale quanto robusta che mi fa sentire vivibile la vita, soddisfa in me quella immensa sete di comunicazione che da sempre mi punge come uno spillo e che so testimone dell’unica immagine in cui voglio credere.

Voglio credere che dentro ad ognuno sta nascosta una grande voglia di amare e di essere amati capiti ed ascoltati, voglia di accarezzare e stupire con un libero e limpido atto di generosità. Voglio credere che il bisogno di esprimersi, attraverso la pittura, la scrittura, la poesia sia quella spinta che ci permette di volare per guardare la vita dall'alto. Ampliare l'orizzonte, confrontarsi col vento e trarre vive conclusioni...nutrirsi..."in poche parole"!

E il nutrimento... cos’è e dove sta?

In questa macchina trita-carne che è il mondo che abbiamo costruito, a me è parso di capire che non esista gioia concreta se non quando ricevo nell’incavo delle mani, come una sorgente di forza e gioia, la naturale presenza di una persona amica.

Pur nel limite di ogni particolare situazione.

Oggi posso sorridere a tutta quanta la mia storia perché ho capito che vivere è anche capire dove il confine si definisce. Il limite misterioso che ogni persona porta con sé.

La storia di ogni persona prende forma attorno a tanti fattori che a volte la incatenano, e molto spesso succede che tra le dita resti solo il mistero, l’impossibilità di stare come libri aperti l’uno accanto all’altro.

Eppure vivere è anche sorridere oltre il velo, oltre quell’incognita che ci separa.

 

DIPINGERE per me è esplorare l'ignoto che ho dentro e che comunque, in qualche modo, mi governa, mi rinnova, mi accompagna.

 

..sul bordo dell'acqua..all'alba di un fresco mattino, la sirena guardava le sue nuove gambe..quelle 

che le avrebbero permesso di correre. 

Senza corona e senza scorta, libera di tracciare nel tempo piccole impronte malferme e scorporate..

 

                                       Non facciamo rumore

                                       mentre di notte

                                                 migriamo

                                       verso i nostri confini

 

                                       Non chiediamo ad alcuno

                                        di lasciare aperta

                                                 la porta

                                                      dell'anima

 

                    solo ci basta

                              passare..

 

Tracciare nel tempo

    lievi solchi

          di un breve ancoraggio

          malfermo

                    e scorporato.

 

 

Aveva deciso così! Uscire dall'acqua, dall'elemento che l'aveva forgiata e cresciuta.

Si era spinta oltre ciò che conosceva, lasciando tutto dentro all'abisso.

Le sue impronte sul terreno non mentivano..era proprio lei a tracciarle.

 

Camminando tra l'acqua e la terra vide chiaramente la forma dei suoi passi..incerti e delicati, ma pur sempre consistenti.

Aveva deciso così: voleva percorrere le vie della terra..fino in fondo, per ogni giorno e ogni notte che avrebbe incontrato.

Senza corona o riconoscimento, senza scorta o protezione. 

Al rischio avrebbe dato un dolcissimo nome e al freddo avrebbe chiesto perdono.

Aveva pensato che un giorno, forse, avrebbe anche volato. 

Sulle ali del libero pensiero, della passione che incendia il cuore vivo degli esseri umani..

quelli che lei da sempre inseguiva.

Quei volti di mille scintille, dolci, forti, crudeli o angosciati.

Umani, capaci, violenti, condannati o disperati.

Un passo per ogni sogno, per ogni abbraccio per ogni urlo di dolore abbandonato dal mondo.

Con le sue gambe leggere, d'ora in poi, poteva affrontare l'ignoto.

 

Ascoltare le voci nelle strade, di notte, quando tutto il resto tace!