Racconti:

(Gli scritti di seguito riportati hanno ottenuto premi e riconoscimenti. Tutti i diritti sono riservati)
 

La quercia e l’anatra selvatica.

 

C’era una volta una quercia molto bella, solida nelle sue radici e sana. Aveva potuto crescere in una grande valle piena di sole e libera dal cemento.

Non era tanto grande a dire il vero, ma già sapeva molte cose e la sua forma prometteva bene. Aveva ampi rami che si erano sviluppati liberi nel grande spazio di cui godeva, e le fronde offrivano ombra e riparo a molti esseri viventi.

Le piaceva lasciarsi pettinare dal vento che le portava sempre tante notizie dal mondo, aveva in sé la calma e la pazienza di ascoltare i racconti di tutti gli uccellini che passavano di lì e molte famiglie si erano  stabilite tra i suoi rami. Uccelli con i loro nidi, scoiattoli, piccoli roditori e altri ancora. Amava il sole che ogni mattina tornava a farle compagnia e la nutriva con la sua luce e ogni sera, dopo averle offerto uno spettacolo da sogno, se ne andava dall’altra parte del mondo. Ogni tanto anche la pioggia la visitava, un po’ triste come sempre, ma generosa. Mai se ne andava senza lasciarle il suo dono più prezioso: la sua forza primitiva.

Le piacevano molto anche gli uccelli migratori che vedeva passare in cielo tutti gli anni, ogni tanto si fermavano a riposare presso di lei e le raccontavano un po’ di storie.

Una sera però passò di lì una magnifica anatra selvatica, che era alla sua prima migrazione e aveva perso le sue compagne. Ferita ed impaurita chiese riparo  alla quercia con un fil di voce e sfinita si addormentò. Tutta la notte il grande alberò restò incantato ad ascoltare il suo respiro, temeva di disturbarle il sonno e pregò tutti gli abitanti delle sue fronde di fare piano e riposare quietamente, perché una splendida creatura doveva ricuperare le forze.

Non volò una mosca quella notte, solo un vento leggero soffiando di tanto in tanto, portò profumi e bellissimi sogni in dono alla grande famiglia.

Quando al mattino l’anatra si svegliò si accorse di essere più serena e la paura del viaggio non la opprimeva più così tanto. Spiccò il volo per svegliarsi meglio e dall’alto si accorse della bellezza della quercia, così, incuriosita da tanta forza, decise di fermarsi ancora un po’.

Diventarono amici l’anatra e la quercia e immensamente attratti l’una dall’altra sognarono di restare vicini per molto tempo. Si raccontarono un sacco di storie sul mondo, sul cielo, sul vento e le sue correnti, sul calore del sole e la forza del vento, sulla terra. Tanto che la quercia desiderò di perdere per un po’ le proprie radici e volare lontano, scoprire insieme all’anatra l’altro mondo che il sole ogni sera andava a visitare.

L’anatra invece, non poteva ammetterlo, ma amava quel luogo sicuro e tutta la pace che offriva: ombra, riparo, nutrimento e calore. Si scoprì a raccontare gli orizzonti che aveva visto e ciò che aveva incontrato, ma in cuor suo sperare di potersi fermare ancora un po’. E quando le facevano mele le ali, alla sera, ringraziava segretamente la sua quercia e si lasciava cullare dalla sua dolcezza e maestà. “Dovrò partire un giorno”, le diceva e in fondo sperava che le sue compagne tardassero a passare. “Tra i miei rami c’è posto anche per te”, le rispondeva il grande albero.

 

Passarono così molte stagioni gioiose senza che nessuna delle due avvertisse i limiti della propria natura. L’anatra volava via ogni volta che voleva e la quercia paziente la aspettava. Spesso la seguiva con lo sguardo: aveva occhi acutissimi e molta immaginazione e la rincorreva con la sua onda nel blu del cielo finché poteva.

Ma il freddo tornò e con esso incominciarono a passare gli uccelli migratori e la piccola anatra li guardava con malinconico dolore.., li osservava per un po’ poi nascondeva la tastolina sotto all’ala. Qualcosa non andava, la quercia lo percepiva e si sentiva combattuta tra il bisogno di nascondere alla vista la sua piccola amica o lasciarla volare via ancora una volta  ma, sapendo che rischiava di non vederla più tornare, taceva ed aspettava.

Una notte si addormentò profondamente  abbandonandosi al vento che in sogno le raccontò una storia: la storia della natura delle cose.

Naturalmente quella fu la mattina in cui la bellissima anatra, sentito il richiamo delle sue sorelle, partì.

Piccole gocce di pioggia accompagnarono il suo volo e tutti gli uccelli rimasti intorno alla quercia intonarono un canto e offrirono in dono una danza alla luce e molte foglie caddero a terra..

Ma l’albero era cresciuto oramai e i suoi apici sfioravano il cielo, non poteva spiccare il volo come loro ma era ben cosciente che senza di lui, tutte quelle creature non avrebbero avuto riparo.

Passarono gli anni e  molte stagioni.

Un giorno si posò tra le sue fronde un uccello grande ed affaticato.

“Dove sei diretto” gli chiese la quercia, “proprio qui, se mi accogli”  rispose e un dolce sorriso illuminò il suo vecchio sguardo.

“Accomodati pure e resta finché vuoi, mio compito è proteggervi e custodirvi ogni volta che passate di qui e me lo chiedete, per questo ho grandi rami e forti radici”. “Lo so”, disse l’uccello, “me lo ha detto una bellissima anatra, che ho incontrato nel mondo. 

E sono qui per terminare il mio lungo viaggio e portarti il suo respiro. 

Tu sei nato per dare riparo e lei per volare, è per questo che vi siete amati”  “Non capisco”, disse la quercia, “ Cosa c’entra l’amore?..”

“L’amore è quella parola così grande da non ammettere definizione, non accetta confini e non si lascia custodire, solo chiede di essere accolta, per dare ogni giorno origine alla vita.”

Non appena finì di parlare si abbandonò ad un sonno profondo e ogni creatura quella notte cercò di non fare rumore.

Anche il vento si riposò e insieme sognarono la storia del domani.